“E un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno.” (Mc 4, 8)
Febbrile, quasi da rigurgito, senza lambire il tonfo, ecco il seme sparso sul suo ramoscello che non solo dalla terra rende il frutto suo così screpolato d’aurora che, nei modi dei visibili strati dell’inessere, il nettare punge l’olfatto di un’atmosfera tanto insaporita di rugiada quanto più il substrato sancisce questa imbarazzata epoca, luogo in cui anche il duello più vivido è reso pavido da ciò che rende sicuro l’ossario moto con l’opportuno, ovvero un sicuro tempo senza il necessario.
(18/01/2020)