Le mie piaghe. Le mie piaghe mangione e beone.
Mi sono chiesto, più che spesso, donde provenisse l’amore e fui esaudito non solo quando i miei occhi ruotarono l’orbita loro verso l’immensità dei cieli bensì già quando la mia scarna esistenza non più volteggiava in armonia su questa terra.
Amato, fratello, riconosciuto dai molti senza un apparente perché io fui la piena contraddizione, il segno per ogni generazione attraverso il quale fosse, la misericordia di Dio, disvelata ad ogni uomo. Fui l’intimità caritatevole e fraterna della non meno vasta resurrezione ed ebbi un nome che fu preservato in eterno.
Prim’ancora, tuttavia, della mia nascita al cielo ebbi la passione tra le labbra di Chi pareva amare col potere puro della parola. E fui il vero povero, piagato dalla vita le cui ferite erano leccate dai cani, messo a confronto col vero ricco al quale in vita nulla apparentemente era mancato.
Il padre Abramo fu la contraddizione non della parabola ma un segno ulteriore per ogni generazione attraverso il quale si manifestasse la sequenza reale della stretta logica del Regno di Dio.
Ecco. Le mie sorelle sono il simbolo di una umanità che si lasciano aiutare, nella loro ormai defunta incredulità, in merito alla fede. Fede che si fece amore universale, fino al calvario, lì dove sulla croce assieme a Dio ci furono tanti Lazzaro che assunsero la forma delle mie piaghe.
Quelle stesse piaghe introdotte nel mistero della Vita.
(04/06/2020)