Invano ci esaltiamo nella ressa dei fremiti, delle passioni e dei nomi. Dovremmo considerarci per quello che siamo: esseri, spesso senza essere che dotati puranche dell’intelletto, non sfruttiamo quasi mai appieno delle potenzialità derivanti dall’uso appropriato dello stesso. È pur vero, però, che risulta doveroso tracciare uno spaccato tra l’entità e la creatura. Oh, chi mai, se non dei piccoli vermiciattoli quali siamo, potrebbe non intuire l’indicibile sosta tra di noi della Bellezza, la grazia piena che, tutta, all’uomo va’ talvolta incontro per adornarlo di momentanea beatitudine, di quello stupore così antico che, proprio per quella fattispecie di sospensione della meraviglia, al tempo è così nuovo? E chi, dunque, appropriandosi di tanto dono può deviare dall’incontro con la Madre di ogni sapienza, di Colei che fin dal seno del principio fu concepita Immacolata? Guarda, cuore mio, mira. Sono proprio questi gli attimi, le frazioni di tanto amore che, anche nei tempi e nei moti umani più bui, riescono a dare all’essere lo stesso essere, facendolo divenire possesso della celeste infinitudine.
(11/02/2021)