Ebbe paura. E la ragione non lo aveva abbandonato difatti.
Il popolo Israelita cominciava sempre più ad abbondare, ad essere prolifico, e il faraone temeva ciò poiché diceva tra sé: “qualora questo popolo divenisse sempre più numeroso, in caso di guerra avrebbe la meglio sul mio popolo che sarebbe una facile preda in balìa del suo forte avversario”.
Così diede ordine alle levatrici degli Ebrei, che si chiamavano Sifra e Pua, di uccidere alla nascita ogni figlio maschio e di lasciare in vita solo quelle femmine. Ma esse, che non si rifiutarono apertamente con il faraone per paura di compromettere la loro stessa esistenza, mosse dal timor di Dio e prese dalla compassione lasciarono salvi i bambini appena nati, evitando una strage stabilita decretata dal male. Quando il faraone vide che gli Israeliti erano sempre più numerosi chiamò, perplesso ed inasprito, preoccupato da tale situazione, le due levatrici e chiese loro se avessero eseguito il suo decreto e i suoi comandi. Esse risposero che le donne Ebree erano di gran lunga più vigorose dell’Egiziane, dunque il tempo non gli era mai favorevole per primeggiare in tempo con ogni nascita. Il Signore apprezzò il comportamento di quelle donne, delle levatrici, poiché avevano salvato dal superbo male i suoi innocenti e indifesi figli, per timore di Dio. Così, Egli, diede loro una preziosa discendenza. Il faraone, sentito ciò, emanò un altro decreto. Ogni figlio maschio, nato da donna Israelita, doveva essere gettato nel grande fiume, il Nilo, preda delle correnti fluviali, vittima della morte sicura. Chi si sarebbe potuto salvare dalle acque?
(18/02/2021)