Porpora, come i letti dei nostri pensieri ignoti che per le valli dagli abbracciati passi innevati investono i meno accesi respiri. Noi non sapremo mai, forse, su quali sponde notturne si andrà costituendo il fiato cromosomico delle più acerbe fiamme, né chi soffierà su di esse l’ennesimo dramma genetico quando a sbiadite, soffuse lacrime porremo ai piedi del seno della nostra salvezza i baci agognati dalla forte speranza e dal caldo vento della illimitata fiducia. E se le labbra nostre utilizzeremo anzitempo per imprimere a fuoco il sigillo compresso su quell’alleanza stabilita prima che i nostri nomi fossero, prima che la stessa esistenza chiamasse i propri figli alla rivelazione della primeva promessa, non vedremo invecchiare l’epoca che ci ha cresciuto uniti, no. E come una madre divezza i propri figli nell’invitatorio della genitorialità svelante i segni e i tempi, così anche noi avremo innocenze da crescere nell’inviolato grembo dei cieli aperti. A rinnovato stupore trasfigureremo fiori per le nostre anime.
(25/10/2021)