Della deflagrazione e del suo scopo
io non ti dirò quando, ad innestata parola,
sarai tu stesso il capovolgimento umano
della mia dimorante frontiera,
il testimone ultimo che, pur tacendo,
sposterà, con l’insieme della volontà,
del nadir la longitudine verticale
per l’unione abnorme
con il flusso del disarmonico zenit.
A nettato pensiero spegnerai tu stesso,
nella stanza del grande incesto,
il candelabro ancora vivo, disonorato,
tra le labbra della grande prostituta,
invertite dalla fisica dell’imperfezione.
Il sangue spezzerà il pane
con la bocca delle sue lacrime,
il mare avrà terrore dei suoi frutti
tanto da ingenerare la summa dei suoi aborti.
Dai cieli non pioveranno che incontaminati semi
per spargere, nelle dimensioni altere,
il sacrificio internato dalla direzione maestra
e rettificato da ciò che la misura mai definì.
Sì. Poiché furono tante le sue violenze
sprofonderà nei lugubri miasmi dell’accusatore
che sarà l’ultimo missionario della mia messe.
Io, che di tutte le cose ho creato per esse
la danza dei cieli e delle terre, comporrò per te,
figlio del mio indefinito inizio, ciò che,
nel tuo cuore fiorendo, ha illuminato il mondo.
(01/02/2021)