Del gravido accenno
tra balbettate orbite
ad una logica impenetrabile
contristante attesa e travaglio
ne recepiamo il fine deteriorato
dello stesso suo impegno,
prologato in affabulazioni taciturne
di lumi asettici e fuorvianti,
quando a criptare la pace introiettiva nella ricostituita frazione umana dell’attimo è il simbolo in feto alla dislessia di un subordinato sguardo {ipnotica pulsazione dal ritmo fisico-cerebrale seviziato e sterrante} nell’azzardato sospiro prospettico della dissigillata euforia in semitoni prolifici di percezioni dispersive racimolanti sapienza democratica nell’incontaminato spazio-spirito della comprensione e della tolleranza.