Schiude la nostra indenne anima quest’alba settembrina, quel tanto da lasciare variazioni di stupore in spontanei moti di appartenenza, velature di tramortite infinità che scuotono il rapporto spazio-tempo tra il sensibile e l’inverosimile, tra la terra e il cielo, al compimento fenomenico della principiante luce nel pacifico fulgore della sua nuova età. E noi avanziamo a flutti, quando la normalità mostra la sua insonorizzata pelle scialba, come propulsori della parola espansa nell’indivisibile.