L’atto che non contraddistingue l’uomo dall’animale può configurarsi nella capacità di specie detta della compassione.
Prima di manifestarsi, per natura, l’uomo è chiamato da forze invisibili alla conversione intellettiva verso la compassione.
La compassione nasce dalla gratitudine dell’esistere presso le fonti dell’inesistere ove ogni legge trova la sua dedita forma, la sua gaudente applicazione.
La compartecipazione una e tutta delle anime verso l’altrui dolore comporta nell’essere umano, soprattutto in quelli più deboli e nei piccoli, la vibrazione cosmica della compassione.
Presso l’emisfero dell’anima quanto più inutile risulta ad un pensiero la coralità espressiva dell’essere, in quanto creatura, tanto più avviene il florilegio compassionevole per l’uomo quando quel medesimo pensiero s’agglomera nei più vergini attributi fortificanti la paterna e filiale pietà.
Quando la compassione previene la misericordia avviene la guarigione del corpo e dell’anima.
Coloro che anelano alla perfezione hanno il gravitazionale impeto compassionevole atto a mitigare i limiti della umana debolezza propria e di quella altrui.
Figlio mio, se l’uomo conoscesse il vero e sommo bene – oh! vedremmo la compassione traboccare dal seno delle pietre.
(14/01/2022)