Chiuso, esiliato nel suo daffare, l’uomo cieco del suo agire va. Ed ecco. Non una mano, non l’intensità del timore a farlo indietreggiare, bensì una luce proclamata nel frastuono del sé. È l’allontanamento di una complessa realtà, la sopportazione dell’inspiegabile e di un’identità capovolta, disintegrata. Sia la propensione all’ascolto, dunque, quale disposizione d’animo concepita per la rinnovata età del sangue (nel circuito vitale che un improvviso cuore invoca) a consolidarlo in un ampio cambiamento del tempo che, provvido, spalancherà le sue corolle, lubrificandone e retina e pupille, con la potenza della concordia spirituale la quale tutto aggiunge per la castità del penitente esistere. Misera, quanto più misera diviene una vita immobilizzata dall’abbondanza del nulla tantopiù l’uomo incarnerà nella rivelazione del nuovo il suo vindice principio.
(25/01/2022)