Come una cerva, figlia del tuono,
io sono tua preda, acqua che mi precedi
e vita che in me ti scuoti.
Quanto è amabile, quanto è desiderabile
la tua stabile dimora, sedotta io
nelle stanze di un albore incorruttibile.
Sono nata tra gli acini meno acerbi
di un vitigno ereditato da mio padre
ed oggi bevo il frutto degli amanti.
Diretta verso le mura della mia città,
ai crocicchi delle popolose piazze
ho perso le sue preziose chiavi.
No. Non condannatemi per ciò,
vago in cerca del mio abito
come un’anima persa nel suo corpo.
Dov’è, ditemi, dov’è il mio franto cuore
se non in balìa delle sue tracce,
da un ricordo posseduto dall’emozione?
Libera ora, libera tra le sue labbra
vorrei essere una farfalla ai suoi occhi
che impazienti attendono i miei.
Una voce. Tremo e fremo
mentre improvviso un canto
esclama lieve, dolce, il mio nome.
Ai tuoi baci, ai tuoi baci che lottano,
più di un prode terribile in battaglia,
volgo il mio grembo al futuro nostro.
E come una cerva, figlia del tuono,
preda del nostro insaziabile amore
oggi partorirò la sua vittoria.
(18/02/2022)