“Quando l’irresponsabile
porterà con sé l’assassino
nelle due ampolle del progresso
calerà l’antica melodia del Suono
e a miliardi, s’un batter d’ali,
sarete chiamati all’Irrevocabile.”
Tra le tue labbra dimora il nettare offuscato della menzogna. Ti ho chiamata piena e larga in giudizio: sei stata misurata con la stadera. Chi può calcolare i tempi, le flessioni dei fenomeni, l’alternarsi della luce con le tenebre, la vastità e la profondità delle acque, chi può eccellere in tale scienza e sapienza sulla terra? Essa è mia con tutto ciò che produce, con tutto ciò che le appartiene, in tutto quello che in essa si muove e che per essa si espande da ogni volontà di ogni mia creazione. Ti ho resa figlia di un popolo mendicante poiché di ricchezza e sopruso hai riempito il tuo ventre, lì ove il pentimento non troverà compiutezza e il tarlo più non muore.
L’apostasia in atto è veritiera.
Ti sei macchiata le vesti già sudice di sangue,
o perversa, o depravata, e di vita innocente.
Ma non sei stata chiamata da sola in giudizio.
Il tuo amante, fra i tuoi tanti amanti,
è stato pesato sulla bilancia: colpevole.
Ecco che io faccio del tuo popolo un atto di ripudio,
rendo al tuo operato iniquo la mercede che mi precede.
Il vostro incesto, frutto già smorto al suolo, ha concepito col seme della distruzione e della perdizione l’amara erba dal doppio fogliame. Accadrà che il mezzogiorno, adagiandosi nel canto della sua massiva calura, non sarà più chiamato mezzogiorno. Accadrà che la mezzanotte, irta nel taciturno turno di veglia nel suo accampamento, non vorrà più essere chiamata mezzanotte. La clessidra è stata resa madre con la sabbia delle lacrime non pervenute in terra. Il tramonto non dovrà mai più essere considerato tramonto e l’alba io stesso la radunerò dall’alba nei tre tempi testimoni dell’irrevocabile.
(25/02/2022)