La guerra è lo stato d’animo di chi smette di lottare per il bene proprio e per quello della collettività.
La guerra non è soltanto un meschino privilegio di pochi potenti che da sempre si alternano sotto carnee sembianze a sacrificare per i propri interessi l’altrui esistenza. Essa, seppur di riflesso, appartiene ai popoli.
Ci sono guerre e guerre, ma una sola è la pace.
Non esistono patrioti perché nessuno dispone di una patria in terra nell’anima. Dunque la guerra, inevitabilmente.
I bisogni secondari dei popoli misurano le vette principali di ogni guerra.
Se l’uomo alza muri perché indisporsi per le barricate? E se i muri poi vengono abbattuti perché stupirsi delle guerre?
Se non vi fosse sacrificio non avrebbe luogo la guerra. Se non vi fosse misericordia non ci sarebbe spazio per la pace. Eppure c’è un tempo per entrambe.
Quando a parlare è la guerra la prima ad aprirsi è la bocca della diplomazia. Viceversa, quando a parlare è la diplomazia la prima ad aprirsi è la bocca della superbia.
La non violenza prevede l’uso della difesa. La difesa, tuttavia, prevede l’uso della violenza. Paradossi della guerra.
Quanto alla guerra meglio essere un aborto militare che un utero della scienza.
Figlio mio ascolta. In funzione dell’uomo nascono più guerre che vite, ma in ogni suo seme v’è la matematica della salvezza.
(26/02/2022)>