È il fascino del ribrezzo che in voi si compie aldilà di ogni consapevole e virtuosa inappetenza al piacevole disgusto per le cose e le dimensioni ovvie prostrate nel futuro alveo di ciò che l’occhio già vede in un calunniato sfamarsi cosmico. Oh, frustrazione lievitata in digradanti misteri senza requie e senza nome! È questa, forse, la degna istanza di una parvenza ottimistica e irrilevante di un’imponente cascata nevrotica che usurpa energie anomale ai confini delle scienze illogiche ai beneamati dalle province del piacere in comproprietà con il mistificato intelletto? Ordigno che ti fai lingua, lingua che ti fai carne, muscolo che ti muti in nervo, nervo che ti traduci in essenza, essenza che evolvi in forma e forma che trascendi a giudizio in escatologici sciami di segni pervenenti frammentarie differenze di avverse cooperazioni. Ciò che voi detenete, o uova d’inviperite menzogne, a lignea coscienza in visti di conformi accordi programmati da lutti temporanei e già pregressi, è il mandamento primo dello scompensato orgoglio nell’orgia fratricida del ministero a voi attribuito e condannato tra le cattedre più incestuose perfino dalle bestie.
(16/10/2022)