Così dice il Signore degli eserciti:
“Le larghe mura di Babilonia saranno rase al suolo,
le sue alte porte saranno date alle fiamme.
Si affannano dunque invano i popoli,
le nazioni si affaticano per il fuoco”.
(Ger 51, 58)
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Sion, Gerusalemme.
Osservo la terra e il cielo ed ecco: oscurità ed angoscia.
Sotto un mare sterminato di stelle, tuttavia,
va germinando l’opera mia più grande, dice il Signore.
Come sei stata grande,
dì, tra gli uomini,
fino al cielo sei stata elevata,
quasi fossi una deità.
In te andavano e venivano
i mari e i fiumi,
le acque si ritraevano al tuo comando
contraendosi per tuo piacere.
Le isole distanti
non erano per te un cruccio, anzi:
sulla tua parola, al tuo ordine,
svaniva qualsiasi lontananza
non solo di natura aerea, geografica.
Su di te sembrava che si fosse posata
la mano del Dio vivente,
tutto ciò che volevi lo ottenevi
e riuscivi in tutte le tue azioni.
Quanto sei stata bella.
Molti per te
hanno dato la loro esistenza,
tanti per te
hanno bevuto al calice delle tue vittorie
e di questi quasi tutti si sono inebriati
della tua passione velenosa,
consapevoli della loro prematura fine.
Poi, come un incubo
che lascia spazio e tempo al reale,
t’hanno vista precipitare
fino agli inferi
e la mano del Dio vivente
ha rattenuto il mare
e ha spalancato le sponde dei fiumi
affinché la tua caduta
fosse definita “la grande vendetta”
da coloro le quali
non si sono mai sottomesse
alle tue malvagie corruzioni
nate da interessi così perversi
da far fallire
perfino le alleanze più estreme
per una improbabile tua restaurazione.
Con le mani ancora sporche di sangue
hanno alzato per te pali sacri
e cinto, lungo tutto il tuo perimetro,
muri carnei divisori.
Una fatica immane, una vergogna feconda
per le prossime posterità.
Alla tua porta si levano le fiamme.
Invano.
Babilonia:
questo è il tuo vero vecchio nome? Dice il Signore.
Giocano le due sorelle, dì lontano, osservando questa scena, carezzate da una brezza inaudita, mentre si rincorrono l’un l’altra, in un uragano di parole che presto troverà ristoro.
Hanno lavorato per il fuoco,
hanno lavorato per il fuoco.
Sion,
Gerusalemme:
questo è il vostro vero nome,
dice il Signore.
In generazione di generazioni.
(13/01/2023)