Muove la sua stessa arsura l’acqua,
dice Dio, mio Signore.
Avete dimenticato le mie opere,
avete voltato il capo e le spalle,
protesi verso una certezza ignara
che porta il vostro nome
accanto alla parola fine.
La natura si è ribellata contro di voi
e anche le bestie
vi appaiono come delle nemiche
poiché non avete voluto ascoltare
la voce moriente della terra.
Ed oggi, su questa terra,
tramonta il mare
quando è ancora pieno giorno
e quasi nessuno
bada più al vento contrario
nonostante anche la tramontana
sposi nel fango e nel consesso dei principi
il vostro fatale avvenire.
Lamentati madre
che hai fatto del tuo grembo
una tomba abusiva;
lamentati uomo
perché il tuo seme
non avrà più la sua terra.
Misero è il raccolto
di chi confidava nell’opera propria
e nel favore delle tenebre.
Andavano spezzando i rami,
piegando le fronde,
arrostendo i loro olocausti,
merce offerta
col patrocinio della menzogna
sbandierata sempre più in alto,
la stessa che da oggi
sarà schiaffeggiata
da tutti e quattro i venti.
Torneranno dai loro rituali orgiastici
come quando
si piange per la morte di un primogenito
e volgeranno lo sguardo perso
dei loro vuoti occhi
ognuno verso il proprio sepolcro.
È vero. Mi sono contristato troppo
e la mia ira si è accesa
contro il mio stesso popolo.
Stanco di pentirmi
non bado più alla vedova,
al piccolo di età, all’indigente.
Anche se vedessi trionfare
opere di misericordia in abbondanza
non potrei tornare indietro.
Stufo della malvagità
e della tracotanza degli uomini
sono io, adesso,
a girare il volto e le spalle
a questo popolo
che ha dimenticato perfino
il principio paterno
e quello dell’appartenenza.
Sì. Come l’aquila
che protegge non la sua vita
ma la sua nidiata
così farò io con la mia parola.
Lascerò alla natura un prodotto
che contro di sé
e contro di me s’è guastato
e quest’ultimo veglierà
fino al giorno in cui l’alba separerà
i suoi gemiti d’amore e di compassione,
come il pastore divide
le sue pecore dalle capre.
In quel tempo la mia parola
mi renderà gloria e onore
e la natura,
con un resto della mia prole,
canterà inni di lode al mio nome.
Per sempre.
Muove l’acqua la sua stessa arsura
dice Dio, mio Signore.
Io vi dico che i molti e i tanti di oggi
ascolteranno nel futuro presente
quella partitura
in quattro frazioni volatili
per un coro sfamato dalla fine dei tempi.
(02/03/2023)