Trasmutare la presenza per istituirsi nella consunta sua sostanza. Tanto dista la fulgidissima levata dell’amore? Oh, arcano vivere! Tutto l’ignoto, ecco: si fa quiete in me. È il carro della parola che flagrando generazioni di mondi orbita nel nome già compiuto di una visione manifesta tra i venti lunari e la settuplicante stella, di là dell’azzurro bulbo oculare, per trasportare indenne, nella dualità dell’onda piatta, l’accenno ligneo del mio volto, arso nell’urto didimo della tua solenne metamorfosi, frantumato dalla inversa scure dell’eternità.
(05/08/2023)