Avete la guerra all’intorno,
ticchettio di lancette calibro pietra
che come un ladro di propagande
vi svolazza dentro.
Ma voi siete i campioni
della domenica sera,
i vincitori mai sazi di ogni lotteria
per i giorni di lutto e di memoria.
Verranno ancora
momenti di grazia e di perdono,
dominatori facili
di quelle miriadi di porte accanto
sfasciate con avidità cruenta,
e questo accadrà solamente
per testificare i vostri brogli
e le tante,
innumerevoli sentenze non giuste
a voi favorevoli.
Il bue, intanto, ha doglie
sulla collina del passo lieve,
doglie come di partoriente.
Bestia che comincia a darsi pace,
pace,
nonostante l’ora buia
e la sevizia ricevuta
nel miglio ultimo e ancora primo
dovuta a ciò che volgarmente
l’uomo intende quale peso.
E vanno morti i bambini,
piovono a stormi le loro madri,
s’inabissano i feti avviluppati tra le tenebre.
Oh, aborti senza pari!
Oh, illusorie potenze!
La luce che oggi credete di teorizzare
non è altro che la pratica futura
della vostra definitiva condanna.
Il numero unico che già scrive
della vostra dimenticata fine.
Come una tortora
che più non canta a primavera.
Perché la tortora
è stata cacciata brutalmente
o perché per voi,
dominatori di questo mondo,
la primavera non è mai fiorita?
Vergogna è la poesia
che s’iscriverà a breve
sulle vostre lingue,
quella vergogna da apprendere
a lutto e a memoria per voi,
generazione di campioni
della domenica sera,
che avete infangato
perfino i nomi dei vostri figli,
dei vostri padri,
facendovi idoli di voi stessi
e i di voi stessi eroi.
Offendendo la via della giustizia,
e disprezzando la sua legge,
fonte suprema della sola verità,
avete bruciato nazioni al vento su nazioni
riducendo la vita umana
a cumuli di macerie,
a un obitorio di mari svenduti
e di condonabili cimiteri.
(22/08/2023)