Queste sono le parole che Il Signore Dio, alla dodicesima ora nel trentesimo giorno del decimo mese del ventitreesimo anno della duemillesima età, mi ha comandato di annunciare ai popoli di tutte le nazioni e alle nazioni di tutti i popoli.
Non si dimena più né si dibatte.
Agonizzante trema,
poiché il Signore l’ha punita
con la sua destra,
il suo braccio santo,
tanto da lasciarla esanime
nella sua enorme afflizione,
nella sua insopprimibile angoscia.
I suoi amanti,
invece di scappare,
di rimediare verso i monti,
sono diventati nemici.
Vili,
hanno trovato nel tradimento
la loro momentanea via di fuga
verso una salvezza
che più in là si mostrerà loro
con il suo vero abito dal colore nero.
Era un gioiello
tra le mani del Signore,
tanto da essere invidiata da tutti.
E adesso è come oggetto da scartare,
terra da vituperio,
maledizione senza ritorno.
Come sei caduta in basso.
Nemmeno lo struzzo
davanti a te
abbassa il capo.
Il deserto è nuovamente deserto.
Ovunque sembri attorniata
da una solenne mareggiata.
Ti ritorna tra i pensieri
un vecchio proverbio
ma le tue labbra
non proferiscono più
alcuna verità.
“Quale funesto destino il mio,
perfino il vestito
che indossavo per il giorno della festa
si strappa sul mio calcagno
e i miei lombi sono denudati,
preda di una vergogna oltreconfine.
Me misera,
nessuno mi solleverà
da questo letto di morte.
Mi hanno derubata,
mi hanno deturpata
ed hanno fatto dei miei primogeniti
una strage efferata
ed ai miei figli hanno strappato
perfino i denti.
Oh, la carie che mi entra nelle ossa
come tarlo le logora
ed io più non mi rialzo.”
Il Signore
si è dimenticato del tuo nome,
del nome che lo stesso Signore
t’aveva dato.
Sei stata passata al torchio
e il tuo mosto
è completamente avariato.
I capi del tuo popolo
sono quasi tutti morti.
I tuoi nobili sono in fuga
verso le isole ribelli.
E dalle tue greggi
tutti odono alzarsi
un unico straziante lamento,
tutti osservano l’orribile scempio
che le sta massacrando.
Ma nessuno
osa muovere il bastone, la verga,
per ricondurle alla vita,
al quieto pascolo.
Transumano tra i latrati dei contadini
privi di quella pietà
che tuttavia nemmeno a te
è mai appartenuta.
È dunque questa la verità?
“Ti sei scagliato contro di me
con ira e violenza, Signore,
ed io sono sottomessa
ad un destino
che non vuole appartenermi
poiché m’hai abbandonato
e hai rinunciato perfino
a fare di me il catino per i tuoi piedi.
Tu non vuoi più la mia vittoria.
E non vuoi cantare
nemmeno la mia disfatta.
Sola, io vago con le mie viscere
consumate dal dolore
consapevole
che quando l’ira tua contro di me
si affievolirà
il mio nome sarà cancellato
tra quelli del tuo popolo.
Perché io ero la nazione
ed oggi sono un mucchio di rovine,
un’onta insopportabile
per il mio popolo.
Poiché sono diventata
terra da cani
e perfino a me stessa bastarda.
Possa io divenire pietra,
una pietra scolpita
con testata d’angolo
e saggiare il dolore
dei miei nemici tutti
tra le mie labbra,
come ultimo calice di sangue,
quando i loro primogeniti,
i loro figli,
verranno a sfracellarsi contro di me,
su volontà di chi oggi
mi ha destinato alle tenebre più fitte,
alla maledizione senza ritorno.”
Ma la verità è altrove.
Colei che era un gioiello
tra le mani del Signore
adesso è terra da vituperio.
Non si dimena più né si dibatte.
E agonizzante trema,
poiché il Signore l’ha punita
con la sua destra,
il suo braccio santo,
tanto da lasciarla esanime
nella sua enorme afflizione,
nella sua insopprimibile angoscia.
(30/10/2023)