“Dirai loro tutte queste cose, ma non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. Allora dirai loro: Questa è la nazione che non ascolta la voce del Signore, suo Dio, né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca.”
(Ger 7, 27-28)
Nel terzo mese, il settimo giorno del mese, del ventiquattresimo anno della duemillesima età, alla prima ora di una storia già scritta, la parola di Dio, l’Altissimo, è scesa su di me in questi termini:
Declinano
i vostri progetti di morte
tra le irriverenti minacce
spalmate come vitreo retaggio
su bestemmiatrici labbra
mai sazie di sfamarsi
di idolatria e di ricatto,
di perversione e di ricchezza.
Peccato è la chiave
che spalanca il vostro cervello,
menzogna il sigillo
che vi serra il cuore.
Andate illudendo il mondo
e i voialtri
irridendo il cielo
e offendendo con costanza
chi lo ha disteso, chi lo abita,
quasi fosse per voi
un punto d’accesso al non ritorno
della vostra coscienza
sudicia e trasalente sangue.
Che forse Dio,
avente in seno
ogni potenza e sapienza,
onore e ricchezza,
gloria e amore,
non conosce uno ad uno
i pensieri degli uomini,
tutte le loro azioni?
Egli non si compiace del male,
del dolore,
tuttavia con i perversi come voi
agisce in modo astuto.
Come tante bestie mute
dovreste ascoltarvi
nel consesso dei disonesti,
nel sinedrio dei boia,
perché tra di voi
a parlare
sono gli affari loschi
dal linguaggio globale.
Ciò che i vostri occhi nascondono
traspare luminoso alle tenebre,
poiché ne siete i figli
e di tutto questo
non ve ne compiacete,
essendo il denaro
l’unica vostra unità di misura
e il vostro più grande vanto.
Eppure il male peggiore
lo commettete
quando cala
un apparente silenzio sulla terra,
una terra ormai ferita e agonizzante
per le vostre armi da palazzo,
per i vostri già fradici pugnali.
Ridenti e soddisfatti
vi coricate al mattino
adagiandovi, disonesti,
tra i lenzuoli dell’ipocrisia
e di sovrana viltà.
Non altro siete
che una genìa di assassini.
Sarebbe spudorato negarlo.
Dunque ditelo a modo vostro
senza ossequi e alcun riguardo:
noi ci apparteniamo,
siamo della razza nostra:
quella degli assassini.
Il mondo vi guarda
senza guardarvi,
poiché siete dei trasparenti,
dei senza nome,
pronti a crearvi abilmente
adesso un’identità di riserva
ora emerite immunità:
illusionismo surreale
confermato dalla legge dell’omertà:
precetto su precetto,
norma su norma,
per stancare i cervelli già pigri
e deviare le menti migliori.
Ma, a ben osservare,
non altro siete che dei ladri
da case ben chiuse,
degli accattoni
che consumano i loro pasti
sugli altrui marciapiedi
governati da ben altri ladri.
I vostri metodi
progrediscono più rapidamente
delle conclamate scienze.
Voi vi vendicate
del debole e dell’inerme
senza nemmeno
cercarne una ragione
e ve ne compiacete.
Ma tremate, tuttavia,
al suono puro della verità.
Già.
Poiché è la verità a scardinare
le vostre ottenebrate menti,
i vostri incestuosi pensieri.
Come approvare l’operato
di chi governa con ingiustizia
e inettitudine?
Calpestate senza pausa
il diritto di ogni uomo,
negando aiuti ai poveri e ai deboli,
negando cibo agli affamati e
creando guerra ove non v’è pace
poiché il vostro interesse non cambia,
anzi, deplorevolmente aumenta
con le vittime che cadono
come infiniti frutti marci
su questa offesa terra.
E volete apparire,
volete apparire,
volete apparire
agli occhi dei popoli
come coloro che si lamentano
per il buio tetro
sceso incolume sulla vita,
su questa vita martoriata e,
quasi a sciame disorientato,
violentemente spenta.
In verità voi siete
il suo più grande insulto.
Ma ecco.
Così dice Dio, il Signore dei Signori, eterno ed unico Re:
Io renderò la vostra casa
una scintilla da teatro.
Sì.
Il teatro dei burattini e degli esiliati
esso si chiamerà,
nello sfolgorio programmato del reale.
Sarete anche voi deportati.
Conoscerete l’onta dei profughi.
I vostri figli vi malediranno
e i loro figli
lo terranno a mente pur senza volerlo,
così come si ricorda un proverbio.
Andrete a dormire senza dormire,
con in bocca il ramoscello di mirto
che profumerà tristemente di viole.
Vi ricorderete delle mie parole
all’alba dei giorni nuovi
e sarà per voi un tranello e una tortura.
Già. Il tranello e la tortura.
Poiché avete tramato inganni
su ogni popolo
e avete torturato corpi a me sacri
più dei vostri scoloriti vessilli,
imbestialendo il diritto
che compete ad ogni patria
e rendendo nullo, così,
ai miei occhi,
il nome delle vostre nazioni.
Non si ricorderà di voi
nemmeno il buio, l’inverno,
la tetraggine infruttuosa.
Andrete fuggiaschi e raminghi,
ma troverete case ben chiuse,
così come le strade,
e i marciapiedi
saranno occupati dallo sterco
che con le questue,
con gli accattonaggi
e con le vostre abominazioni
avete guadagnato.
È ancora sul vostro labbro
il peccato
poiché esso è il dominatore
del vostro animo.
Sta per giungere il momento
in cui la sabbia incontaminata
delle mie due ampolle
si rivolterà dalla bocca di un infante
al pari di una cupola non immota
e capovolta.
Da quell’istante non fuggirete.
Chi è destinato alla morte
è già morto da sempre, per me.
Così come chi è destinato alla fame,
e così per chi è destinato alla peste.
La mia gloria
sta per disparire dal mondo
che avete atrocemente violentato
poiché disparirà il mondo
che avete atrocemente violentato.
Spiegherò cieli nuovi
e la mia gloria sarà per la nuova terra.
Non vi chiedo
di declinare a favore del giorno,
tantomeno vi inviterò
a cambiare condotta.
Conosco i vostri pensieri
e le vostre azioni
ben prima
che le pensate per operarle:
avete contaminato irreversibilmente
ciò che l’amore dell’amore,
dapprincipio, ha desiderato.
Resta l’arcobaleno che mi si deve
a bagnare l’aria, tra terra e cieli.
Verso l’unico tribunale che conta,
quello celeste,
voi siete stati pesati e giudicati:
nell’andare delle ree tenebre
sconterete la vostra condanna
in eterno.
Verranno a me i miei figli e,
salendo verso la santa montagna,
guarderanno nei dirupi
e nei burroni
dove resteranno ammucchiati
i cadaveri
e i cadaveri dei cadaveri.
In quel tempo
io vi darò una coscienza nuova
dove né tarlo né verme,
pur bruciando,
potranno morire mai
e la vostra vita d’insulto
cesserà di essere un insulto alla vita
perché io, il Dio dei vostri padri, ho parlato.
(07/03/2024)