Si è disunita la stella che ad altre stelle in groppa tiene alto lo stendardo. Un’offesa è divenuta, un affronto alla medesima luce in battaglia. Dinanzi alla cavalcata delle sue compagne essa storpia l’andatura e raglia. Anche la tetra tenebra le negherà il favore dell’ombra e con miserabile affanno si coprirà invano con esecrabili azioni volte a sfavore di una umanità provata fino ai genocidi e all’inganno. E quanto male è questo quotidiano dire, fare, pensare, in sé e fuori da sé, nella consapevolezza che il giorno muore, tutt’accanto. Ma la stella vuole tenere alto lo stendardo. Codarda, non si accontenta del giro di campo, della boa di rimessa, dell’ancora di salvataggio: essa pretende la rottura definitiva, la perdizione antica, la regola che sregoli ogni naufragio. Quanto le resterà per manifestare alla terra il bluff più grande che sta irreparabilmente danneggiando popoli e nazioni, ignari e citabili come primi in giudizio, un giudizio già scritto e già in rapida via di esecuzione? E la stella va’. Disunita e furibonda, in groppa ad altre stelle tiene alto lo stendardo. Cosa ne sarà delle sue compagne quando comprenderanno che nel fitto buio del più dissacrato secolo hanno involontariamente servito ad un idolo, un idolo del tutto diverso da quello che pensavano di onorare, di venerare? Questa è la generazione che non sa più marciare, che non sa più pregare. Oh, epoca! È cessata la tua baldanzosa baldoria. Ecco il tempo degli animali. E questi sono gli zoolatri del terzo millennio.
(22/03/2024)