E questo suono,
che va specchiandosi
nei nostri temporanei volti,
se mai avesse termine
dal suo giogo
di ottemperata convivenza
né vincolo alcuno
con l’essere
che perpetua in noi
la sua sostanziale uguaglianza,
in quale modo
potrebbe sopravventarci
o intessere
tra lievi pause
la trasfigurazione di una quiete
dalla natività eterea,
che all’uomo si rivela arcana,
nella sua melodiosa,
elaborante grammatica
– oh, futuri fiumi
che i loro sigilli sciolgono
come fossero radici abbracciate
di albori di labbra! -?
Suggestioni o intendimenti,
questo suono
lo siamo per davvero noi
– genitori della sua motilità musicale
e figli di ogni suo consiglio –
che ci adagiamo
come acqua viva
nelle rintracciate fonti notturne
dalle divenenti ore di cristallo
per restituire
allo sguardo di un mondo
disancorato e assente
il sanguineo legame
che ovunque lo consiste
e per il quale
anche in cielo
si inverano
trascendenze di unioni
per suscitare in esso
i suoi definitivi clamori di pace
nell’interminato bacio dell’eguale.
(13/04/2024)