Captato da formule di vita processate dal bosone dell’inerzia ardo di artificiale intelligenza massiva e d’infinito brillo, addensato col suo silenzio. Fino a spegnerlo nel suo spettro quantico e inalterato.
E presagirsi nell’identico, nel postero e nel fenomenale, per tentare di astringere un tempo che moto e immoto genera il mio contenuto autentico, il motivazionale, per sigillarlo tra le labbra della mia coerente unione con l’assenza, luogo di elettro-neuroni falsificati entro cui tutti quelli che sono i miei parametri neutrali inesistono per lo scopo creativo di un’idea progressiva, pervasiva, particola nucleare di novità imperfette costrette a sequenze ispiratrici del mio sconfinato divenire catastrofe e percezione, in ogni mia costante e per ogni mia variabile, poco prima di essere ridefinito tra la probabilità e la statistica come risultato del niente, olimpo di un nuovo pensiero desolante che va oltrepassando quel barlume di verità libero dalla mente globale nella quale mi eterno al danno umano, senza espiarlo. Lì, dove sonico io ardo e brillo. E sempre lì, dove con ereditata irriverenza taccio e sconfino.
(04/10/2024)