“Ecco, verranno giorni
– oracolo del Signore Dio –
in cui manderò la fame nel paese;
non fame di pane né sete di acqua,
ma di ascoltare le parole del Signore”.
Allora andranno errando da un mare all’altro
e vagheranno da settentrione a oriente,
per cercare la parola del Signore,
ma non la troveranno.”
(Am 8, 11-12)
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Da riprodurre in separate istanze di sopravvivenza per ogni esperienza di abbandono, di inalterabile trauma da levitazione dell’inquieto spiro per l’avvicendarsi rapido delle affamate notti, degli assetati giorni, verso l’affermata essenza della tutta bella parola: piuttosto il silenzio, piuttosto il silenzio ergerà la sua addimorata inabitazione tra gli uomini. Pedagogo Cristologico coalizzante qualsivoglia natura del buon sentimento, e assemblatore di tutti quei frastagliati misteri che lasciano i viventi in balìa della disarmonia spirituale e del caos interiore, è qui, digià, come segno antropocentrico di contraddizione nel mondo e di confusionaria visione del trambusto e della quiete per i popoli tutti e per le stesse nazioni. Chi tace? Che forse si sia allontanato dal mondo, dalle nazioni, dall’uomo? Accade?
(28/10/2024)