“In quel giorno io mi impegnerò a distruggere tutte le nazioni che verranno contro Gerusalemme. Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. Farà lutto il paese, famiglia per famiglia:”
(Zc 12, 9-12)
Crepuscolo al risveglio. L’arma ficcata tra i denti, questo è l’anno che fissa i volti che non amano essere osservati. Il suo sorriso non appartiene ad alcun volto. Così come la sua voce: non appartiene ad alcuna fiaba. E torme di bimbi marciano su di una terra già calpestata da altri; schierati uno accanto all’altro non parlano più, soltanto marciano. Il loro sorriso non appartiene più ad alcun volto. Così come la loro voce: non più gioiosa né schiava, eppure sconosciuta o dimenticata. E con i denti macchiati di sangue, quest’anno è un anno che si è messo di traverso tra l’incudine, il martello, la luna, la terra e le troppe stelle. Novembre. In questo periodo l’umanità imparerà ad eleggere a fiaba spezzata, mancata, il pianto per ogni piccolo silenzio. Una moltitudine immensa di persone che non amano essere osservate prenderanno atto presto che l’anno, quest’anno con l’arma ficcata tra i denti, ha stordito i loro giorni e con essi le loro certezze. Fissate dal niente, hanno creduto di osservare i loro sogni. Ma i sogni, schierati uno accanto all’altro, più non parlano: marciano soltanto. Crepuscolo al risveglio.
(03/11/2024)