Nell’undecimo mese, il ventiduesimo giorno, al ventiquattresimo anno della duemillesima età, alla dodicesima ora in Dio Padre, divenuta fredda e caliginosa per l’impeto dei venti, della pioggia, la parola del Signore è scesa su di me, qual uragano sgiunto nel suo fenomeno per la presenza di una folgore, in questi termini:
Intento un processo contro coloro i quali stanno riducendo a cenere i diritti universali e a polvere gran parte dell’umanità e l’impianto accusatorio dello stesso che va fondandosi da se non sarà celato a nessuno, mai. Io muovo a giustizia il mio giudizio dopo aver sollecitamente redarguito il mandante e il mandatario, il testimone e il testimoniato. Sì. Oggi è il giorno in cui potrete, indebitamente, avvalervi della facoltà di non rispondermi. In verità, i vostri avvocati saranno lautamente remunerati e sarò io a ricompensare tutti con equa mercede. Avete trangugiato le mie parole per le vostre vie. Ecco. Io sto per vomitarvi dalla mia bocca, perché le mie parole sono le mie parole e le mie vie non sono le vostre vie. Oracolo del Signore. E siccome siete divenuti per me tiepidume da scartare, ostilità in sottoprezzo, avendo voi dimenticato il petto di luce casta che latte mai vi negò e il vostro primo amore, io ho già pronto per tutti voi un silenzio, un silenzio così ingombrante che vi farà spalancare la bocca e la mente poiché è in esso che faranno ritorno i vostri pensieri, le vostre parole, i vostri atti e le vostre opere. Io vi dico che davanti al mio silenzio, quando avverrà l’accaduto, preferirete costruirvi un sepolcro, una tomba. Sì. In quel tempo vi sarà un cimitero per i vivi e uno per i morti. Voi cercherete di entrarvici ma io vi negherò la sepoltura e, in quella terra promessa, oracolo del signore, il vostro con-dannato vagare non riposerà in eterno.
Fedele è la parola. Saggio, l’uomo che vorrà accoglierla.
(22/11/2024)