Sì, l’arte concepita primogenita dalla Scrittura può essere pericolosa.
Per comprenderla bisogna recarsi in un luogo assai impervio: la radice.
Generata da un’ispirazione suprema, si pone sin da subito sulla bilancia e lì posa con l’evasione. Il significato recondito di evasione concepisce, a sua volta, il peso o fardello e questo penetra la carne dell’incensurata civiltà che è livellata gerarchicamente da un “monopolio globale”. In quest’ultimo v’è il frutto acerbo del pensiero patricida, l’evoluzione del peccato originale.
Ed ecco l’asse in cui avviene l’unione simbolica di mente e carne, alleati per sradicare l’Arte delle arti, essendo, questa, Incorruttibile.
Gli stolti non dovrebbero avvicinarsi all’arte, ma il reato più grave consiste nel permettere a loro di utilizzare qualsiasi sistema per reprimerla. Si commette un errore incancellabile, inestinguibile, anche se a molti l’apparenza può negarlo.
Giacché qualsiasi fiume, quando viene represso, può, nel migliore dei casi, straripare.
E se lo si prosciuga l’intero universo cospirerà per la sua prima creatura, la natura, per realizzare un suo primario bisogno.
Come una madre, è lei, la natura, che parla ai sovrani, in nome dei suoi figli.
E’, dunque, la prima traduttrice dell’Alto Poeta.
Sì, l’arte è pericolosa, e quando viene concepita dall’ispirazione suprema è sacra, è Arte delle arti.
Essa non potrà mai morire, giacché è l’eterna risorta.
(Scritto tra il 2005 e il 2007)