In noi
sta per arrivare il giorno,
la frescura della veglia
ci riempie di vita
la bocca.
E queste labbra nostre
che di baciarsi
non terminerebbero mai,
mai.
Accadono i prodigi del nuovo,
un albore sempre diverso
che tuttavia ci desidera uguali,
indivisi in un oggi
che non può percepire
requie né ritorni.
Siamo giardino
di uno splendido canto
o siamo il canto
di un magnifico giardino.
E questo e quello
nutrono di sentimento indelebile
con polline dorato
ciò che di più mirabile
il cuore dell’essere possiede
a luce inoltrata,
lasciandolo penetrare
in ogni superficie spirituale
con quella libertà di prosecuzione
che soltanto gli innati vantano.
Provenienti da un luogo
privo di dolore,
gocciate parole
ardono nei nostri pensieri
più divaricati
per l’esaltazione della stessa felicità
di principiarci nudamente
e fedelmente compierci.
Perché siamo vigna e pascolo,
giardiniere e pastore.
Oh, ninfea che ti sei cresciuta un lago!
Egemonia del loto
che ammanta la vetta
della più graziosa tra le valli
con il suo mattutino sbocciare.
Noi vi diremo dello stupendo
coniugato al sensibile
e del sensibile coricato nella pioggia,
come di due sorelle
che condividono le loro preziosità
senza badare
alle orme confinanti
della più misteriosa notte.
Annunciatori del bello nascituro
sussisteremo come attesa
e doglia
per essere,
infine,
piacevolmente stillati
in glauchi cieli innamorati
che di germogliare
non termineranno mai.
Proprio come
tutte le trascorse generazioni di luci
che ci hanno chiamato per nome.
E come i sigilli della vita
per noi sciolti e consumati
da tutti i nostri baci…
(25/07/2023)