Disfa
i suoi vitrei lenzuoli
il cielo
e come tanti soffioni
esposti all’aria
si spogliano dei nostri anni
le grevi nature
dell’animo umano.
Quale diffusione
d’inalveolati intervalli,
spiegati
come punti cardinali
tra la struttura principe del tempo,
abbiamo reciso dalla trama
e scisso dall’ordito
pur di non silenziare mondi
che sequenziando presenze
formano le dimensioni sentimentali
di ogni realtà inconosciuta
alla nostra e alla loro
multipla esecuzione particellare
sullo spartito della vita?
Cos’altro riempire,
come di vino nuovo
gli otri nostri
e i nostri baci
per i baci loro,
neanche fossero rosee giare?
E mostrare il proprio nome all’altro
e l’altro nome al proprio,
tra partizioni di estasi e di stupori,
mentre adagio
ricompone l’aria il cielo e noi
ancora più noi siamo,
sotto i candidi lenzuoli
delle più abbondanti azzurrità.
(08/05/2024)