Affinché i miei domani siano già schiusi d’oggi
«Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»
(Lc 18, 8)
A pensiero deflorato nettami con l’anima del vento, del quale non conosco ancora tempo né forma, e soggiunto alla definitiva nube lascia che io, col marmo in tre dita, schiuda la chiave sigillata che dà sulla porta del settuplicato respiro d’oltre conseguendo nel vortice temporale l’unico, i sempre, gli stessi tutti me, che da ieri attendono nel penetrato prisma dei savi elementi l’oggidì della compiutissima fase d’ogni origine mia per alzare il mio braccio con l’altissimo tuo, a destra e con ancora i tuoi tanti, così da liquefarmi da spirito in spirito ed elevare il tuo nome sull’innocente, prezioso, ultimo e primo – nei lapislazzuli di madre infanzia – fenomenale dei decodificati genetici senz’alcuna macchia di generazione, affinché i miei domani siano già schiusi d’oggi e tutto l’assieme torni ad essere luce, di una mai vissuta luce, nell’unica luce che mai conobbe fine o principio.
“Ed in principio era la luce che ancor prima era sempre Io.”
(27/10/2019)