(Is 55, 10-11)
Egli era tornato, nel suo petto la moltitudine degli astri si schiodava in un canto d’amore e di speranza.
O abisso che conosci dei cuori solo il fondo, o cielo che scruti il gran frastuono dei silenzi vegetali, lasciate che la sua parola non vaghi ad oltranza e che, al contrario verso l’atto dovuto dagli opposti, non ritorni prima di aver avuto pieno effetto e duplice compimento.
Come la pioggia che irriga i campi nella calura estiva il contadino rida del suo raccolto ed abbia inizio la fine, per sempre, dello strazio dei popoli per opera magna della loro principale condanna e si conti all’inverso l’affanno nella sua equazione perfetta mentre sferra il ritmo finale col respiro abbacinato all’inganno governato dal suo apice alla deriva.
(12/07/2020)