– Venerdì Santo –
Sono in un litigio del presente.
Con in discussione l’amore ecco la mia sentenza: colpevole. E a condannarmi è l’arsura di corpi senz’anima e di carni sottomesse alla più violenta delle tradizioni: la sopravvivenza, quella confusa schiavitù che scuote la vita nell’irrimediabile prostrazione dell’essere, atipica forma della legittima ragione che mai smette di nascere benché troppe volte schiacciata. O con bruta forza sommersa.
Ho paura. Perfino le mie ossa adempiono le Scritture.
È compiuto. Al patibolo del presente.
(14/04/2017)