Amen



Intento nelle mie mansioni mattutine la parola del Signore, mio Dio, scese in me e mi pose nel suo agire. Ed io l’ascoltai. Mi disse a spalancato ed unico pensiero vivente entro di me:

“Figlio d’uomo

guarda e bene osserva

poiché sto per mostrarti

l’abominio della desolazione.

Non spaventarti,

non temere,

perché io sono con te.”

Fui trasportato, quindi, in spirito nella valle del richiamo, lì dove gli sciacalli pongono i loro nidi sopra il vomito degli avvoltoi e le carogne mai cessano di esaltarsi. V’erano alcuni uomini che preparavano, per conto di un qualcosa, porzioni di acqua bollente la quale sarebbe poi stata trangugiata da branchi di scimmie dal maligno aspetto. Queste possedevano nelle mani la chiave dei veleni umani, atmosferici e terrestri, e la porta per accedere a questo scempio era la loro gola. Mentre osservavo con impietrito animo il daffare loro, che si espletava con una parvenza di oltraggio continuo alla storia circonfusa di una umanità ovunque assente, fui separato da quella scena, da quella infausta realtà e, come di soprassalto, mi destai nella campagna delle viole, lì dove la morte mai cessa di brillare e un branco di porci costringe le vacche più magre ad incestarsi utilizzando la violenza propria dei più inferociti cani. Questi possedevano al posto delle orecchie sei dita mozzate, tre a destra e le restanti tre a sinistra con le quali malmenavano il mondo intero poiché possedute a loro volta da una maligna volontà che mi si presentò innanzi con una parvenza orribile e inumana. Al guardarla mi si contrasse il volto e le mie dita si paralizzarono. Il mio fiato cominciò a fumigare e la mia parola respirò queste parole:

“Figlio d’uomo

ciò che hai visto

lo porterai sempre nel cuore,

poiché oggi ho fatto di te

la passione degli uomini,

la contesa dei popoli,

lo spergiuro delle nazioni

e la distruzione delle città.

Ecco. L’acqua bollente

che trangugiavano le scimmie

a gruppi di sei

è l’ira che mi appartiene

e che lascerò

colare lenta,

lenta e derelitta,

nella gola di alcuni uomini

che non mi sono stati fedeli

nel molto.

A questi ho affidato, infatti,

popoli e paesi,

ed hanno avuto troppo,

sostanze, averi, potere.

Ad essi sto già chiedendo

il saldo, il tornaconto,

anche se, stolti e ignari,

non lo riconoscono

in quanto non mi temono.

Per quel che concerne i cani

con le orecchie ingorde

tramutate in due coppie di tre dita

ti darò il significato della desolazione,

dell’abominio, dello scempio,

della futura distruzione.

Come un tempo

che si scinde

in due sonorità goccianti

in sei vasi

posti all’ingresso del mio tempio,

lascerò la mia volontà

libera di essere eseguita

dai miei dodici angeli.

Ad ognuno di loro

darò precisi comandi.

Innanzi all’incesto idolatra e perverso

piomberà la piaga della dimenticanza,

della morte senza ricordo

del male commesso.

Costoro, in eterno,

si chiederanno

cosa mai sarà stato

in terra il bene
e lo cercheranno

nello stagno senza fondo

ove le carogne loro

digrigneranno i denti

stridendo ossa

alla presenza dei vermi.

La desolazione è compiuta e travasata.

Poi comanderò ai miei angeli

di recarsi sopra le sei radure

dove uomini avvelenati

hanno ferito a morte le vergini

e le più giovani madri.

A questi assassini e infami

lascerò che siano dapprima

oggetto di scherno

e di violenza furiosa

da parte di sei cani

senza scrupoli e senza cuore,

bestie possedute dal grande male,

e la loro morte

sarà una morte senza ritorno.

I vermi, in eterno,

strideranno i loro denti

ed essi avranno solo occhi

per guardare a occidente e a mezzogiorno.

L’abominio è compiuto e travasato.

Come la neve

non lascia che acqua

sul ramo del mandorlo

così ho lasciato il mio frutto

versare il suo sangue sull’albero.

Lo scempio compiuto è travasato.

Infine, ecco.

Io comanderò ai miei angeli di partorire.

Dal loro ventre

usciranno dodici spade a due tagli,

dodici lingue a due corde

e le ultime dodici piaghe,

terribili come io sono il terribile,

inguardabili così come io sono inguardabile,

insostenibili come io sono insostenibile

poiché mi sostengo senza sostenermi.

Avranno il compito di distruggere tutto

e di compiere l’abominio,

la desolazione

e lo scempio tra tutti i popoli

come comando io, io solo.

Figlio dell’uomo

scrivi tutto ciò

che hai visto nel tuo fiato

con la mia parola di fuoco

e non temere

poiché ciò che hai udito e visto

è per la salvezza di molti

e non appartiene

ad un tempo lontano

ma a due tempi.

Uno nasce e canta ed uno piange e muore.”

Così ritornai in me, oggi, in questa mattinata settembrina che volge il suo sguardo già al suo mezzogiorno e ciò che ricordai di più fu che mi trovavo intento a scrivere i miei sentimenti e la mia passione con la mia voce superata dalla mia stessa voce nel tredicesimo giorno del nono mese dell’anno di grazia di Io sono, Padre mio e mio Signore. Amen.

(13/09/2022)