Asciuga, asciuga il sangue
che dai capezzoli del mio sabato
violento scorre
verso il mio popolo in fuga
sul suolo devastato dalla discordia
e l’ulivo, frutto della mia alleanza,
sia deportato sul canale della desolazione
affinché giaccia sui rivoli dimenticati
riverso tra le paludi mobili
dello scempio e della barbarie
poiché la figlia di Sion,
nel frastuono dei mancati aborti
di chi la terra brucia e profana,
non vuol essere consolata
né più attende parole di speranza
da chi liete notizie
annunciare per voce mia dovrebbe
giacché con la mia destra punge,
oh! le viscere della mia rosa,
e che adesso non tace,
no, adesso non tace.
Asciuga, asciuga il sangue
che dai capezzoli del mio sabato
violento scorre
tu che abiti luce tra le nazioni,
principio e fine di ciò che tutto fosse
e ancor prima che io t’ebbi a generare.
(24/02/2022)