Appesantisce il grumo,
l’occhio,
come per l’aria il comparto, la nebbia,
la partenza di un colore buio,
amorfo,
nel tonfo immaturo del frutto, la neve,
vagheggio dolorante della tenebra inestinta,
notte, profonda notte,
qual feto inestimabile
d’una pienezza non sormontabile: o gelo; o pioggia.
E ancora lotta,
tra fiocco e fiotto,
traversato da midollari pensieri e interferenze,
panacea insepolta,
anticipando e spiro e spasmi
alla complessità dello squadrismo interrotto, –
o depistaggio; o catastrofe, –
la colpa,
istallata con la lingua mal’ eletta
nella molecola mai sconfitta
dai placentari stati manomessi del suo aborto
appesantenti il comparto, la nebbia,
di quell’annottato grumo
che offende il colore, il frutto, la neve,
oltre la baia esplosa d’amorfo,
e fiocco, e occhio,
e occhio, e fiotto.
(19/09/2022)