Stringiti la cinghia ai fianchi, non alleviare il frastuono della pelle che prende vita dai dodici nodi che recano i nomi dei tuoi padri antecedenti secolo e bevi dai lavacri del già munto mare l’insofferenza delle discipline torbide e delle regole laconiche che attendono, nel disimpegno verbale domato dal furore del sapere, come l’uomo che non presta fede neanche al suo volere, alla sua parola, il segno escatologico dell’essere. Dividi, poi, la cenere che inebria la conformazione ultima dei venti e spargila sul tergiversare di una volontà sempre più sedotta da quel vuoto tempo che anela alla fecondità dei globuli aerei che elevano il cosmo ad atomo protrudente vita.
(09/06/2022)