Hai alzato barricate
nella mia voce, amore mio,
barricate hai alzato
nella voce mia,
oltre il torpore omicida
mimetizzato dagli uomini,
questo abnorme veleno
che il mondo rigetterà ignobile,
a tentoni.
E vorrei esserne dentro,
alla pari col tuo viso,
nell’ultima metastasi compressa
che compete ai respiri più potenti
che saranno soffocati
dalla furia spaventosa
e devastante dell’ingenerato fuoco.
Ma non è ancora l’ora:
più avanziamo spediti
verso la flagellazione
di questo tempo
e più la luce che promana
dalla motilità dei suoi atomi
è pari all’emissione
di una spirale
innamorata della morte.
Non ci disperderemo
su questa terra tradita e ostile,
amore mio;
noi non ci separeremo
dinanzi
alla supremazia momentanea
della più vile,
sorvegliatissima violenza.
Una catastrofe ben drenata
dai fenomeni
che soltanto i ciechi non scorgono;
quei ciechi
di un mutismo ostilmente sordo
al gocciolare gelido
del plasma in movimento,
e della stagione programmata
per una putrefatta agonia mobile.
Immoleremo le nostre anime,
ancor prima dei nostri corpi
appena fioriti,
presso i monti febbricitanti di gloria,
di trionfo,
aldilà delle vigliaccherie e delle infamie
che stanno costringendo
l’identità del mondo
a strisciare verso la disintegrazione
dei suoi abbreviati giorni.
Sì. Noi due –
dita nella direzione opposta
all’altra mano,
con decapitati orizzonti
che avanti a noi
metteranno cartilagini, ossa,
muscoli, carne, ali, –
andremo lì
dove la gioia è un canto
e l’eternità è un paese in attesa,
un paese di eternità per chi,
come noi,
per amore suo,
si è amato senza perdersi mai
nell’anelito della vita
e negli ordinamenti della verità.
Hai alzato barricate
nella mia voce, amore mio.
Oh, barricate hai alzato
nella voce mia, amore!
(16/10/2023)