Brilla, in vetta, la sostanza sua
Negli aghi capovolti tra le smagliature generose delle arterie sguisciano lividi gomitoli di carne, accelerano pulsazioni coriacee artiche, perché le acque stanno armando i loro denti e nessun lucore vi si bagna. La speranza ha ibernato la sua primogenita nel laccio non più malleabile, elastico, chiedendo per se un esilio dai mammiferi. La distanza tra buio e luce è impalpabile, inosservabile, inesistente. Il buio si è intronizzato nella polpa viva della luce la quale ha ingoiato il piano regolatore delle ore più sterili nel bulbo cadaverico delle tenebre. E dondola, il sangue dondola indomato come una gondola priva del suo gondoliere finché, ecco. Sopra il capo del corno a più punte adesso se ne sta supino, iridescente e solitario, con quell’unica sua goccia che ormai sembrerebbe gli sia rimasta, guardando il mondo all’insù, non dimentico del male sovrano, e dondolando, dondolando senza mai staccarsi da quegli aghi capovolti. Come un impiccato. E brilla, in vetta, la sostanza sua, dalla quale nessun addio lo potrà mai separare.
(13/03/2025)