T’incontrai nella sua conoscenza e ponesti sul mio cuore il tuo sigillo e non fummo più nella sola unità. Così ingravidasti il pensiero che mai si alterò né si alternò nel tempo maturato dall’unione, luce che inalberò di puro pathos l’intelletto penetrato dall’anima. Che forse non avrei dovuto giubilare nel vederti in me, sorella, vergine, oh sposa, giardino prezioso e, per amor nostro, per sempre sigillato? Ecco, il frutto del nostro desiderio è sbocciato, cessata è la pioggia e l’inverno è passato. E come l’aquila che fende l’aria il nostro canto, amica mia, mia bella, amore forte più della morte, s’è già levato.
(28/05/2020)