Premura?
Nulla potrebbe catturare
la necessità di averti qui,
tra queste labbra,
nel rapido movimento delle mani,
io che denudo
di terreni orizzonti
l’affermarsi della vita
in partizioni adesso di voci,
ora di nomi,
catarsi di un significante
che rincorre il fiato mio
nel più breve tratto
per così ricongiungersi, poi,
alla rivelazione dell’apnea
di un tuo assonnato bacio.
È in questa rivoluzione del primordiale
alle nozze col semplice
che noi traduciamo
dal non ancora stato
l’esistere tutto
che perfetto nel perfetto
sul nostro zenit unito aleggia
in pura origine.
Mi sono soffermato
nelle profondità del tuo andare
finché mi sono abbacinato
allo splendore,
questo essere
che con sottile sapienza
in te si rifugia,
ed ho conquistato
la strada del venire
alla sazietà di giorni
che non si sono ancora espressi;
lunghi e lenti,
voracemente nostri.
Se volessero i tempi
piantarsi come tronchi
nel giardino del mio amore
lo farebbero
sulle tue profondissime radici.
E se gli astri
potessero scegliersi un cielo
nel quale lasciarsi vivere e morire
di luce propria
non colmerebbero
con giochi di temperature e di colori
l’aurora che ci nutre col nettare
dei trionfi mattutini?
Eh, ma noi di tutto questo
siamo i bentornati e i sazi!
Noi per tutto questo
siamo i ben andati e i senza confini!
Anima, anima.
In quale frammento di istante,
in quale anelito di tempo
forgerò la nostra unione
con un canto
che dia costanza e perennità
al ricordo,
sostanza e contemporaneità
a tale realtà
da oriente ad occidente?
Sarà il vento,
saprà di luce
come la folgore
che il cielo bacia e squarcia
da mezzanotte a mezzogiorno.
Noi. Guizzeremo
tra baleni di cupole e di volte
con il mare innevato
sciolto su di un cielo
che conoscerà ben presto
i nostri passi,
snelli e acceleranti,
verso la montagna più terribile,
la più dolce, la più bella.
Nome nel mio nome,
voce nella tua voce,
bacio nel nostro bacio,
catarsi di un significante
che rincorreremo senza indugiare mai,
mai.
(08/08/2023)