È la parola che abita
Dei sistemi agglomerati e massimi lo sfinimento. Non basterà più l’aggiunta di valori affini all’estremismo quantico nelle dinamiche dei moti incorporei e delle sfere né i quozienti alternativi della contrizione umana altereranno i dettami, gli ordinamenti gerarchici della fisica universale. Esulando l’estenuante ricerca delle onde meccaniche interferenti nello spaziotempo dell’insonoro rimarrà ovunque, in concentrati di…
Particellari spazi e moti dagli eventi inauditi, le ombre dal precipizio immoto completano il rigurgito del mattino. Stelle, astri senza memoria, perché il vostro patire è un elemento non udibile ai miei occhi sì laceri e sommessi al vostro costante spiacere? Quest’agonia non v’appartiene né fredda la luce che promanandosi nel vicendevole caos invade senza…
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Minimo, seppur illogico, è l’elogio dello sforzo amplificato. Sarebbe un balbettio mnemonico quantificarne la ritrosia della misura in assenza di ogni forma galattica e del vuoto cognitivo-gravitazionale. Rimarrebbe la finalità del dubbio, questo disavanzo del pensiero ipnotizzato nella propria coscienza e che previene il magma della creazione, a far emergere il destino della mente riattivato…
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La ricerca, per ogni suo gaudio. E compimento. Irremovibile, in ognuno di noi, splende la sabbia bellica della frammentata storia, vortice univoco del sapere dal quale null’altro emerge che la sua dettagliata legge in opposizione alle sregolate norme del mutare assetto (inapplicabilità di una materia fisica dedotta tra i suoi cloni) e in antinomia netta…
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Esseri. Sono confabulanti pensieri che in me s’accavallano rapidi come sequenze involontarie di una medesima alternanza di fitte realtà alimentate dal nascondimento impersonale, lì. E lì, ove i comparti d’immisurabili aree acquisiscono densità in confusioni raggianti dettagliate da iconografiche sfere. Dimensioni variabili, quindi, che percuotono i miei movimenti eterei sino alla propulsione genetica. Senza giungere…
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Nella simbiosi del difficile e dell’irrequieto avverto ergersi la dinamicità della parola che, seppur tacita, l’attuale meridiana dei variabili spazi ingombra coinvolgendo i sensi tutti, sul limitare della memoria, al soffocamento del prospettico e dell’intuitivo per l’affollata quiete che corre su queste labbra consunte, quasi arse, dall’indifferenza della sete che non desiste né si corrode….
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Creato di una creatura io sono io, tempo, l’estensione atomica esponenziale nel quieto moto cinetico d’una traslazione particellare in divenire nel ventre parallelo dei miei spazi.
Immoto, fluido al tempo e dall’algoritmo terrifico abbandono il niente in apparenti stimoli sensoriali nell’evaso morso del caos.
Schiude la nostra indenne anima quest’alba settembrina, quel tanto da lasciare variazioni di stupore in spontanei moti di appartenenza, velature di tramortite infinità che scuotono il rapporto spazio-tempo tra il sensibile e l’inverosimile, tra la terra e il cielo, al compimento fenomenico della principiante luce nel pacifico fulgore della sua nuova età. E noi avanziamo…
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Quando l’inappetenza simbiotica dell’apparente dualismo identitario, derivante dal genoma insubordinato del pensiero, insorgerà contro le mancate campagne anestetiche brillanti eterogenee malnutrizioni sinaptiche danneggiate dal silenzio, il fattore ambientale di tutte le forme atlantiche prossime allo svuotamento intellettivo protrarrà il gratuito interscambio di neuroni con ogni specie atta a disigillare la postdatata misura.