Così dice la sposa:
«Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amore dell’anima mia; l’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore dell’anima mia. L’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città: «Avete visto l’amore dell’anima mia?». Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l’amore dell’anima mia».
(Ct 3, 1-4a)
Vagavo, con lamento e pianto, malnascosto non solo alle valli ma perfino ai miei occhi. A un tratto, sullo scosceso pendio, vidi un uomo dalle vesti candide e la prelibatezza del più bel spavento s’impadronii di me. Tacqui. Mi chiese, asciugando il mio volto e toccandomi le labbra, cosa io stessi cercando di così fuggevole ed importante. Egli già conosceva la mia risposta. Ero divenuto l’anima nella sua più intima essenza, e ciò che mi doleva era la mancanza del mio amore soave. Ai crocicchi delle strade mi posi e continuai a domandare dove fosse, tuttavia i miei occhi erano lenti alla visione, tardi alla speranza, certi di un distacco che mai si sarebbe generato. Ma non era il momento, non era l’attimo propizio. Così mi recai presso il centro del paese e dolcemente piansi tra le sue mani.
(23/07/2021)