Quanto avrei da mostrarti, tu,
ora, nemmeno puoi riconoscerlo.
Che sia la sospensione del tempo altro
è ciò che io riserbo
al tuo essere nuovo e uguale
dinanzi al sentimento della parola.
Questa ha un corpo,
un genere, un respiro nel riflesso dei noi.
Estraniata nell’effusa esperienza di quell’attesa
che si rivela mite nell’alleato bacio della conoscenza,
essa ti rende vigile al contatto invertito dell’anima.
Come una percossa sulla percossa
io congiungerò la bellezza con il consapevole,
per identificare l’esterno di un tutto
che non al tutto appartiene,
sugli orli delebili della tua umana concezione
sino a farla generare amore
nelle sette stanze dalle sette lampade precoci
le quali, con inestinguibile potenza,
snuderanno settanta voci di vergini luci
destinate a governare la più terribile delle paci
nel tempo fluttuante tra l’immoto e il mosso,
col mio nome (tuo) carezzato dal nostro
ad incarnata gioia tra le ricapitolate potenze in me.
(16/12/2022)