“Come siamo ridotti a uomini, o mondo, principe di tanto male.”
Coesi nella morsa intellettiva e culturale, in una società che bada meglio al profitto del mandante più che del mandatario, gli uomini di legge, di scienza, di industria, di banca, di commercio, di concetto, di politica, di governo, giorno dopo giorno tentano sempre più di scalare la vetta accomandataria, celebrando le reciproche illiceità con l’inutilizzo marcato, esteso a liturgia della parola, dei dicasteri tattili e degli stereotipi tattici, sì da favorire – aldilà della eresia morbosa dell’idea che si ha del paese inteso come sottoinsieme di dimensioni e di fideiussioni – una diffusissima e degenerante teoria genetica dei valori umani la quale rende l’epistemologia classica esordio in fuga della palingenesi da palazzo, a margine dei (ridotti) lavori, delle solite riunioni e dei confusissimi dialoghi.
(22/04/2024)