Come figli dell’aurora
Agli amati fratelli e alle amate sorelle che sono della mia stessa cenere e che a loro volta lasciano fiorire frutti di misericordia e conversione formando quella Chiesa Universale che a Dio appartiene: pace, salvezza e prodigiosa gioia.
Vantarci. Dovremmo vantarci della nostra debolezza in Gesù. E vinti dall’amore di Cristo diverremo vincitori, per la sua preziosissima Passione, dell’uomo vecchio il quale per troppo tempo ha solennizzato la carne, la materia, ponendosi lui stesso, infine, a idolo delle nostre miserabili stoltezze. Oh, se la purezza di questo abbandono totale nell’insondabile mistero del Dio Unico e Trino raggiungesse tutte le anime! Vedremmo forse tante coesistenze annullarsi dinanzi al supplizio antico e vivo della Croce per così mutare in un solo afflato per quella grazia che ci sarebbe elargita dallo Spirito Santo. Sì. L’obbedienza incondizionata, la fedeltà totale e l’amore unico verso il Signore, se è vero che scaturiscono da un unico comandamento sono altresì sorgente di grazia piena. Tutti possono attingervi, e gratuitamente, per meritarsi l’Eternità, nell’Eternità dell’Eterno, a pieno titolo, ovverosia come eredi e dunque egualmente figli. A quale sorte siamo stati chiamati: mandati ad annunciare la Vita, la resurrezione del Cristo, senza disperdere le nostre strade perché imitatori di Colui che è la Via, siamo il riflesso in terra della Verità, la stessa che salverà il mondo dalla perdizione assoluta. La gioia di essere tra noi per portare il Regno di Dio a tutti coloro che vorranno e sapranno accoglierlo è il fondamento di una missione che nasce in alto, presso Volontà Celesti che, tuttavia, si fanno vicine agli uomini di ogni tempo fino a divenire affini ad essi. Felicemente servi, doverosamente piccoli e ultimi, mansueti, poiché lo Spirito cerca in noi quella povertà e quella bontà per fare di tutto ciò una nuova creazione atta a rinnovare la faccia della terra. E cosa mai sarà quest’ultima se non quel volto di madre che ha perso il suo sorriso, quel terreno pronto tuttavia, giacché fertile, e che naturalmente vuol’ essere soltanto concimato? Siamo davvero il sale di questa terra, una terra che ha perso il gusto, il gusto di essere salata. E siamo puranche le lucerne che splendono per le strade, ai crocicchi delle piazze, nel pareggio dei burroni e nello svettare dei monti, ovunque, con l’olio che non può terminare e che la notte da sempre intende e che sempre più attende. In definitiva, vigilanti e vedette come figli dell’aurora proseguiamo nel cammino che ci è stato indicato dallo stesso Cristo, tra Betlemme e il Golgota, e abbracciati alla sola arma della pace, viventi come degli assisi nel timor di Dio, avviciniamo agli uomini la certezza della venuta del Signore nostro compiendo noi stessi la più beata delle speranze. Sia in mezzo a noi il cielo, solamente il cielo, il quale con incontenibile luce trasfigurerà i nostri corpi mai sazi di Assoluto e capovolgiamo il mondo con la rugiada del sacrificio dell’Unigenito Figlio di Dio, pienamente in Lui, trascesi di Spirito in Spirito.
(26/05/2023)