Con lo svelamento di Gerusalemme



È popolata dall’abominio e dall’oppressione ogni terra in cui v’è presente, al presente, un figlio d’uomo. Ridotti, così ridotti a sopravvivere per il male compiuto dall’abbondanza infedele dei vostri stessi pensieri, vi guardate attoniti con la cecità parlante delle larve, con la brevità solenne del vostro devastante operare iniquo, fallace, nei meandri notturni ove nemmeno il tarlo vuole edificare il morso ultimo della vergogna, della sua parentesi di pace. Bestie, avete ancora in bocca il sangue innocente delle vergini che in voi non hanno posato nemmeno il loro sguardo pudico, tanto grande il ripudio provato pur’ anche per cotale violenza. Bastardi, che incurvate l’anziano già piegato e lo costringete a terra a leccare la vostra immondizia, l’urina che canta il vostro buissimo nome. Indegni, che lasciate orfano il mondo sempre più ferito a morte dalle vostre percosse, dai vostri insulti, dal vostro mormorare armato, con i suoi abitanti troppo spesso coinvolti a marciare verso i luoghi del nessun diritto, della mortificata pace dove è bandito l’editto postumo della sofferenza letale per molti, chiamati a cibarsi dei vostri escrementi: guide cieche di terroristi al soldo di coloro che dovrebbero edificare le città interiori dei popoli, delle sprofondanti nazioni: guai a voi! E guai, guai a chi ha messo aceto e fiele sul viso delle madri private pure delle lacrime, a chi ha sputato la sua perversione sul respiro ultimo di coloro i quali, senza nemmeno un giusto processo, sono stati condannati a morire dinanzi alla nudità di un dolore perfino umiliato, uomini e donne, bambini e anziani che a occhi serrati e illividiti hanno perso il sacro e santo senso dell’esistere per l’incompiutezza depravante di spietata gente che vanta come proprio padrone l’osceno e come ingorda matrigna la menzogna.

Ma ecco. Il Signore parla

con il suo spirito tra le mie labbra

e a voi mi manda.

Tu che stai calpestando

sarai calpestato.

Tu che stai opprimendo

sarai oppresso ancora di più.

Tu che stai torturando

chiederai la peggiore fine

pur di non essere a tua volta torturato,

e non ti sarà concesso.

Tu che stai violentando

sei reo di una fine

indegna perfino di essere chiamata fine

poiché anche la morte, mia creatura,

ti sputerà in volto

e ti mostrerà le tue infamie

in perpetuo andare,

a sepolti occhi.

Poiché avete dato da bere

aceto e fiele ai condannati

che nessuno potrebbe condannare

è già pronta una coppa carica,

pregna della mia ira.

Lascerò che le nazioni

s’inebrino sino alla feccia

e non concederò loro

vomito né alcun riposo.

Come stoppa spersa nel vento

diverranno come bambù,

canne spezzate

nel dorso di quel fuoco

che brucerà steppe, colli,

monti e bestemmie.

L’acqua tanto trangugiata dalle isole

si cambierà in sangue

e questo si tramuterà in veleno,

lo stesso identico veleno

che io ho dato da bere

a coloro i quali si beano,

ignari di me e della giustizia,

sacrificando vittime espiatorie

ai loro zozzi idoli

per le loro libagioni e orge,

di aver istituito i loro regimi assassini

sotto la somma egida del potere umano.

Un potere che

al pari di un documento invalido,

protestato dai giusti di ogni tempo,

ho annullato da sempre.

Maledetti, maledetti coloro

che chiuderanno la bocca dei lattanti:

la loro sorte sarà

nel pianto della fenditura della pietra.

Beati coloro i quali

non metteranno sigilli alle mie parole

e che le porteranno a tutte le genti

al costo terreno della propria parola

e del proprio pensiero.

Io, io solo sarò per loro padre,

io che già da oggi

sono anche il loro agognato trofeo,

l’avvenire incarnato nell’avvenuto

poiché i miei figli diletti

giungendo sino all’utero della luce

non riescono a rimirarla

e non ne traggono il dovuto calore,

il suo replicante splendore.

Ma la loro madre

che ha abbondato in cuor suo

nel loro e nel suo pianto

sovrabbonderà per ognuno di essi

di gioia eterna e di amore.

E così

la grazia che sembrava estinta

sul volto degli uomini

sarà donata in più,

al mio decretato ritorno,

con lo svelamento di Gerusalemme,

invitto talamo della concordia dei popoli,

la celeste sposa della vita

e della gloria di ogni mia gloria.

(21/12/2022)