Con ogni lacrima sgozzata dal terrore



Nel ventottesimo giorno del decimo mese della duemillesima età, al ventitreesimo anno, in pieno tempo di guerra da oriente ad occidente, a vigilia ormai conclusa del quarto e ultimo sabato, la parola del Signore è scesa su di me, per opera del suo Angelo, per farla conoscere a chi ha orecchi e occhi, bocca e ancora cuore per intenderla.

Così dice Dio, l’Onnipotente:
Siete divenuti stranieri, tutti.
Perfino a voi stessi.
Fingete di procurare,
dai vostri diplomatici ingaggi,
dialoghi umanitari
ma dentro siete
come delle brocche senza fondo.
Bevete dunque,
oltre l’ebbrezza,
dal calice di una storia
composta con le vostre ipocrisie,
con le vostre vendette.
E mentre stringete mani alle mani
soccombono gli orfani
e le vedove restano sole,
disperando in quella morte
che procurate quotidianamente,
senza più alcuna sosta:
come i vostri affari.
Già, poiché il vostro interesse
non è più celato
e si manifesta
nei campi di concentramento
di questa epoca,
con lo sterminio degli innocenti.
E si scava da destra a sinistra,
dal settentrione al meridione:
un’enorme fossa comune
attanaglia popolazioni inermi.
Maledetti,
anche le lacrime più immacolate
avete sgozzato col terrore.
Ma ecco.
Sto per ridurre il vostro nome
a oblio di tutte le genti.
Non tarderò a manifestare
l’opera mia alle nazioni,
a tutti i popoli della terra.
Si meraviglieranno di me
i capi e i governanti,
gli anziani e perfino i lattanti,
ai quali non farò mancare
la loro parte.
Quel giorno
anche la mia santa montagna
si scioglierà, si liquefarà la terra.
I fiumi diverranno una sola cosa
con i mari che oltraggeranno
tutto ciò che è fermo e in movimento.
L’aria scotterà del mio spirito
e la terra brucerà
da un capo all’altro,
per il magma presente nelle acque,
ovunque.
La donna maledirà l’uomo
dal quale fu formata
e l’uomo si strapperà le costole
a nude mani
per non andare incontro
alla seconda morte,
la dimora di fuoco.
Ogni essere umano comprenderà,
in quel giorno che non possederà
alba né tramonto,
in quella notte che non possederà
oscurità né aurora,
che è cenere
e che alla cenere farà ritorno.
I popoli si batteranno il petto per me,
le superstiti montagne
con le isole batteranno le loro mani
mentre si prostreranno dinanzi a me
i cadaveri dei capi e dei governanti
che si sono macchiati
di crimini atroci, efferati,
contro l’umanità, da sempre.
Il passato si fonderà al presente:
sarà aperto un libro di memorie
e sarà letto il destino delle nazioni,
dei popoli, di ogni uomo.
Dopo aver ridotto il mondo
a una pentola senza manici,
io la capovolgerò
sugli assassini e sugli idolatri,
sui perversi e sui superbi.
Veleno bollente nel loro calice,
dovranno berne fino all’ebbrezza.
Si stancheranno subito
ma sono brocche senza fondo
e dovranno berlo tutto.
Sì. Saranno loro,
i miei primi nemici,
lo sgabello dei miei piedi.
Non ci sarà giustificazione
perché la mia parola vive:
vive da prima che il mondo fosse
e continuerà a vivere
anche quando questo
cesserà di essere.
Poiché dapprincipio era il Verbo
e tutto è stato fatto per mezzo di lui.
Ed eccomi. Non mi vedete?
Sono nel disperato pianto
del neonato che è stato
atrocemente mutilato,
nello sguardo violentato di una madre
che non vuol essere più consolata.
Sono nel grembo di un sogno
di chi non si è più destato.
Un aborto.
Ed è questo che vorranno essere molti,
in quel giorno,
poiché dinanzi al mio essere clamoroso
comprenderanno che meglio per essi
sarebbe stato
il non aver mai dovuto leccare
il seno lavico delle loro madri.
Eppure le tenebre non l’hanno vinta
perché in me splende la vita.
E i miei figli vivono nel qui e sempre
della luce vera, la luce degli uomini.
Ma guai. Guai. Guai a tutti coloro
che hanno approvato questi scempi
che provocheranno anzitutto
la loro fine prima e definitiva.
Costoro, portando a compimento
ogni sorta di malvagità,
si sono assordati
della mia musica parallela.
È così che va’ compiendosi,
una dopo l’altra, ogni mia scrittura.
E intanto marmorei cieli
violati dalle discendenze del fuoco
vanno arrotolandosi senza posa.
Ed io, io lascio che piangano
ferocemente sulla terra
con ogni lacrima sgozzata dal terrore.
Ma ecco.
Sto per mettere un velo
sulla bocca di tanti.
Sul mio Nome, io giuro,
che scioglierò i sigilli
ai triplici fenomeni dei quadrupli elementi
quando
alla dodicesima ora
del né giorno né notte
l’orologio dei tempi,
tra sette lancette,
con l’antica melodia dell’indomabile spada,
battezzerà l’eclisse dell’alba.

(28/10/2023)