A trattenerti. A trattenerci.
Contaminazioni dell’essere
così distanti
e per noi sì spaventate
nell’abnegazione dei nostri assiemi,
baci che si dilatano
nella combutta
degli estranei accalappiatori
di sensazioni prive
di quelle immagini fatue
come i livori notturni
addensati tra le artificiosità
dei barricati mari
dalle sponde inique, disoneste.
È la genesi
delle nostre scelte primigenie,
il sembiante generazionale
che coinvolge
l’afflato unito dei reverberi
affollati dalla scienza
delle nostre anime
che si contrappongono
al buio umano sempre più dileguante,
colpevole luogo
delle disintegrazioni identitarie dei popoli
dalle coscienze ridotte
a tumuli di memorie
per la ragione incapsulata
e ferocemente trangugiata
dalla stolta capovolta di una folle,
cieca storia.
Saranno stelle, saranno giorni.
Li sottoponiamo al niente,
poiché dal nulla sono venuti
e col niente se ne andranno.
Poi noi. Rimarremo intatti,
esseri che vivono nel vissuto iridato
del coro principe dei viventi,
intrattenuti e incontaminati
tra le somme dilatazioni
di un bacio anticipatorio
che chiameremo seme
in quell’assieme del nostro afflato
che per il mondo
che in noi si compone e si completa
non è altro che il suo innato grembo,
fertile pienezza di un pervasivo creato
stillato dal principio identico
del suo interminato compimento.
(10/04/2024)