Ottunde l’attuale, il collo neuronale morso dalla imbastardita tirannide è avvitato tra molla e cerchio e i filamenti fratturati insorgono tra diottrie dimetriche che quantificano le inoppugnabili violenze suscitate dalla vedovanza dell’atomo, particole di una sudditanza della memoria che rade il verosimile in due diseguali regioni d’animo gli stati della ragione. E pulsa, nei suoi indorati raggi senza larghezze misurate, l’onda d’urto, tra i fotoni ormai violati dall’implosione delle innumeri atmosfere, prima che il remoto confluisca nel mutabile, lì dove il tutto è astretto al nulla e l’insostenibile si adagia nell’interscambio di quel retaggio che provvede alla massima propulsione non replicabile dell’aureo genoma che con assoluta semplicità e perfezione elementare rende l’essere, prima che svanisca d’uomo – etere che attorno a lui nei fenomeni invariabili s’infiamma -, creazione creante di ciò che il verbo, dal seno illibato del suo eguale, con la sua suprema gloria vivifica ed eterna.
(15/02/2024)