Carissimi fratelli e sorelle,
è l’approssimarsi, nel Verbo, della nostra ricongiunzione. Popolosa. Ecco. S’intravede già la salita. È quella del Calvario. Canteremo. Sì. Abbracciati al Legno che ci dà salvezza noi intoneremo il canto dei giusti e, avanzando, non temeremo alcun male perché la morte è stata sconfitta, come è stato già vinto il mondo. Prima, però, che si elevi per noi l’albero verde, entriamo in intima unione con la sua ineffabile natura. Vogliamo seguire il nostro Amato. Essere una cosa sola con Lui. E come riuscire in tale opera, se abbiamo ancora legate le mani alla terra, a questa terra intrisa di sangue, e se i piedi, i nostri piedi, corrono per condurci dove la lingua vuole? Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza: la mia lingua esalterà la tua giustizia. Quale dono grande, la lingua. Eppure, essa è causa di morte definitiva. Quella propria, per mezzo di quella altrui. E viceversa. Col cuore traboccante di amore, gratitudine, misericordia e speranza edifichiamo il creato, sì, l’intero creato con una lode davvero gradita al nostro Signore, Dio e salvatore. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode. Dovremmo aspirare all’adempimento di ogni giustizia. Dovremmo essere, noi, coloro che la adempiono in terra, perché il Signore stesso lo desidera. Intima comunione in Dio. E in che modo, se non morendo, per poi risorgere in Cristo? Il Calvario, così, sarà per noi la via e non un Monte, il Legno sarà per noi un vanto e non una infamia, la salita sarà il nostro pellegrinaggio verso la Gerusalemme celeste, città di Dio. Quale giustizia, dunque? Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli rispose: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Ecco il giusto Germoglio. Ecco il Signore, nostra giustizia. Morire come Gesù, l’Unto di Dio. Questo ci è stato elargito come più grande dono. Il Battesimo. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”. Ma come morire? Seguendo il Cristo. Egli, con la sua potente umiltà, ci ha preceduto per indicarci la strada. Immergerci, per mezzo del Battesimo, nelle acque della sepoltura. Oh, quale fecondissima, beata nostra discesa agli inferi, ove portare quelle mani ancora in terra legate, una terra sudicia di sangue, e attraverso di esse deporre, in senso figurato, tutte le nostre brutture convalidate dalle opere della carne. Per poi risorgere. Come Cristo. In Cristo. Infatti, il Battesimo rappresenta sì la rinascita, ma in verità, con Cristo, ha dato piena testimonianza alla Resurrezione. E non siamo anche noi figli? Cristo si adempì in Dio. Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Davvero i nostri nomi sono iscritti nei palmi delle mani del Signore; lì, dove siamo anche stati plasmati da Dio. Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno. Egli ci custodisce, quale amore suo più grande, come fossimo le sue stesse pupille. Carissimi fratelli e sorelle, è l’approssimarsi, nel Verbo, della nostra ricongiunzione. Popolosa. Ecco. S’intravede già la salita. È quella del Calvario. Canteremo. E lo faremo esaltando il nostro Dio, per le sue grazie, approdati e ancorati al suo infinito amore. Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!». Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme! E, cantando, esulteremo, mano stretta nella mano del nostro Dio: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore.” L’economia salvifica di Dio consiste nel volerci immacolati nel suo amore. A tale scopo ha inviato il Figlio suo, Unigenito. E a Sua imitazione noi abbiamo il diritto e il potere di salvare ancora noi e il mondo. Con semplicità assoluta. In comunione divina. Ecco il più grande mistero di amore che ci ha lasciato il Messia. Vogliamo seguire il nostro Amato. Essere una cosa sola con lui. Ora l’amato mio prende a dirmi: “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Alziamoci con gioia, letizia e pace, dalle acque dove giacevamo sepolti. Con l’inverno alle spalle, rallegriamoci per la fioritura del mandorlo, e le nostre voci siano come il fiume che rallegra la città di Dio, nella quale tutto canta e dove dapprima il Signore si compiace per la sua umile rosa. Oh, Signore. A te uniti vogliamo respirare, in te, viventi, desideriamo magnificare Dio. Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. E chi ascolta, ripeta: “Vieni!”. Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita. Davvero il Cristo intinge per noi dal suo calice il frutto della nostra salvezza e ci fa esordire nel canto felice, con la sua voce. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Ci hai saziati. Ci hai rinnovati. Ci hai dato vita. Spirito e spirito vogliamo essere, in te, o Dio. O Dio. Tu che mai ci hai abbandonato. Dentro noi sentiamo la tua ineffabile salvezza. Come voci di lode di una terra senza più confini, i nostri cuori vivranno per sempre. Signore, siamo la tua giustizia, oggi, e l’opera delle tue mani. Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra; davanti a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli. Perché del Signore è il regno: è lui che domina sui popoli! A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere; ma io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: “Ecco l’opera del Signore!”.
Amen. Alleluia.
(15/04/2025)